Senza memoria

 
Forse un mattino andando in un’aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
 
Poi come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto
alberi case colli per l’inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
 
                                                          E. Montale
 
 
Ha un sorriso stampato sul volto, come una cicatrice. Lo chiamano Francesco ma nessuno conosce realmente il suo vero nome.
Lo incontro tutte le mattine all’alba, quando, come consuetudine, vado a prendere il caffè al bar da Vincenzino.
- Dottò, stanotte la pesca è andata bene, vuole del pesce fresco?
A volte prendo qualcosa, più per accontentarlo che per vera necessità, visto che non cucino mai.
Ha uno sguardo tenero e sembra non abbia più memoria. Se interrogato sulla sua vita passata, alza le spalle come segno d’impotenza a ricordare.
Dicono che qualche anno fa abbia avuto un incidente sulla barca e da allora vive come immerso in una nebbia persistente che avvolge il suo passato.
Ogni uomo reca in sé, nascosto, il fascino della sua origine e della sua storia. Ci sono persone, però, che hanno vissuto asfissiate dal tempo o respinte dalla vita stessa.
Adesso Francesco vive in una baracchina dove si ritira dopo ogni nottata di pesca. Nessuno l’ha più cercato, e lui sembra non patire la mancanza d’affetti. Il suo linguaggio è semplice, scarno, diretto all’essenziale, e comunica soprattutto a gesti.
Certe volte lo guardo attentamente e mi viene da pensare che la perdita della memoria sia tutta una finzione, forse quel sorriso impresso sul volto nasconde qualcosa
Qualche sera fa l’ho incontrato nuovamente al bar mentre si faceva il solito brandy, prima di calare la barca in mare per l’abituale pesca.
Avrei voluto capire, stavo quasi per accennare una domanda, ma mi ha immediatamente preceduto come avesse intuito le mie intenzioni.
Di corsa ha bevuto tutto ed è filato via in pochi secondi. Giusto il tempo per vederlo scivolare nella stradina, alzarsi per il freddo il bavero della giacca sdrucita, e scomparire per sempre senza voltarsi indietro.
Col suo segreto.

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